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PROVINCIA DI FANTASIA



“Se sei stata furba e razionale sentiti immune”


di Carla Sbei Di Marco


 

Le eroine non esistono, Carla nasconde i propri pensieri per non essere considerata folle ma Silvia (la sua miglior amica) è riuscita a trasformarsi in quello in cui lei ha miseramente fallito.

Silvia è una DONNA REALIZZATA, forse è la reincarnazione di Wonder Woman o Kara Thrace. Si è sposata, ha uno stipendio (leggi contratto a tempo indeterminato), ha un marito con la casa al mare e può sognare la maternità. Mirta, l’altra sua grande amica è talmente avanti, che si è fatta bastare la fecondazione assistita, un robot da cucina, un sextoy e non ha avuto voglia di condividere la maternità neanche con un uomo.

Carla, teme il ritmo Circadiano, il futuro ed è rassegnata. Usa lo sport per non pensare! Corre lungo la provinciale perché Porta Venezia è un po’ fuori mano! Dorme in un monolocale che le hanno gentilmente concesso ad uso gratuito e non ha più un uomo perché il suo fidanzato “alcolizzato” è stato investito da un ubriaco l’unico giorno che in bici da sobrio le stava andando a comprare un cornetto integrale e per questo Carla continua a chiedersi… ma stare con l’altro che problemi non ha, vale anche se l’altro lo scegli a “tavolino”? Bentornata in Abruzzo!

Carla si confessa, fa sport e si rilassa, lo fa cinque volte a settimana, tre tipi di sport differenti (yoga escluso). Non giudicatela male, quando viveva in città, lo sport le dava la possibilità di relazionarsi; in discoteca e nei locali non è più possibile farlo e i pr di una volta sono terribilmente âgée. Nella provincia italiana sembra che l’unico modo per fare conoscenza sia frequentare una palestra o una squadra mista di qualsiasi sport. Andare al pub dopo una partita o un allenamento e conoscere biblicamente come minimo il 20% del sesso opposto seduto al proprio tavolo è la “normalità”, solo in certi ambienti lo scambio di coppia è una pratica tollerata e a lei non piace.

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Anno 1998, scappare dalla provincia italiana; 2006, dedurre che Roma non poteva essere la soluzione e trasferirsi a Milano; 2013, dopo 15 anni tornare in via Case Sparse. L’analista superpagato ti spiega che va tutto elaborato lentamente ma questa è un’altra storia. Il solito “guasta-feste”, che ti va ad insinuare, Carla sa che fare troppo sport fa male? Per la prima volta ascolta termini fin ad ora sconosciuti: reintegrare i nutrienti persi durante il workout, dipendenza da esercizio fisico, over-training, exercise addiction e moc. Dopo aver trascorso due ore su google nel tentativo di carpire il significato delle possibili patologie, stordita dai troppi vocaboli e dalla luce fastidiosa del portatile, pensa: “e se bastasse un libro per cambiare vita?”. Ecco il dilemma, meglio leggere le ultime 60 pagine di Norwegian Wood, guardare un film o correre per 12 km sulla SP17?

Non cade nel tranello e ricorda che leggere non è mai di moda, accende la tv e si imbatte in Mark Ruffalo (Thanks for Sharing) che le ricorda che pur avendo attraversato più di una dozzina di volte la fase “luna di miele” vivere nell’attesa permanente di un estraneo a cui concedere in “toto“ le proprie attenzioni e sacrificare gli affetti più cari – anche se nella piena consapevolezza che al momento opportuno si defilerà aggrappandosi alla più ignobile delle scuse – non è mai la soluzione. Meglio lo sport.

Conta, il momento in cui siamo disposti a tutto. e tutto significa “tutto” ma se quel momento non arriva, conta il presente. Meglio lo sport compulsivo ed un po’ di manie sul cibo, che condividere un tetto con qualcuno che ti farà sentire sempre un gradino più in basso della normalità o troppo attiva per la tua età. Ciò che conta, è essere felici indipendentemente dalla persona che “corre” al tuo fianco.

Siano benvenuti gli eccessivi radicali liberi, evviva la faccia disidratata da atleta!

 

 
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